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Nuovo fair value al sigillo Ue

di Laura Cavestri

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15 Ottobre 2008

Una corsia preferenziale da percorrere in 48 ore. Approvazione in tempi record, da parte della Commissione Ue, delle modifiche contabili al principio internazionale Ias 39, che permetterà di riclassificare in bilancio parte degli strumenti finanziari detenuti da banche e imprese quotate per limitare gli effetti dell'emorragia di perdite delle ultime settimane. A margine della conferenza stampa di ieri, il presidente della Commissione Ue, Manuel Barroso, ha puntualizzato che l'Arc (il comitato politico della Commissione Ue per le questioni contabili) approverà oggi l'emendamento allo standard contabile – varato in meno di un'ora, lunedì, dal Board Ias di Londra – che consente di ridurre l'ambito di applicazione del fair value alle attività finanziarie illiquide. Infine, toccherà all'eurocommissione.

Ieri il via libera è arrivato dall'Efrag, l'organismo tecnico-politico che supporta la Commissione in materia contabile. In serata, anche lo Iasb di Londra ha diffuso un comunicato in cui si impegna a proseguire l'armonizzazione al più flessibile sistema contabile americano dell'omologo Fasb. Un allineamento che terrà conto degli orientamenti contenuti nel documento pubblicato dal Fasb il 10 ottobre.

Il provvedimento varato lunedì a Londra consente, in circostanze di particolare gravità (come la crisi finanziaria in atto), di trasferire le attività finanziarie non derivate e sinora classificate nel portafoglio al fair value con variazione di valore rilevata nel conto economico («profit and loss») in un'altra categoria che prevede la contabilizzazione a costo ammortizzato. Nel caso specifico, il costo coinciderà convenzionalmente con quello di mercato alla data del 1° luglio 2008 (giorno dopo la chiusura della semestrale).

Obiettivo? consentire anche agli operatori Ias compliant europei di armonizzare le poste a quelle dei competitor statunitensi che già prevedono la flessibilità di riclassificazione, in casi specifici, nei propri principi contabili (Sfas 157). Una riclassificazione che però dovrà essere giustificata e ampiamente spiegata, in Europa, in nota integrativa. E che comincia a far discutere su come poter essere realmente applicata.
La correzione è stato apprezzata dall'Associazione delle banche italiane, che ieri si è riunita per un'analisi preliminare. Anche se presenta qualche incertezza applicativa.

Un conto è, infatti, fotografare una situazione di sostanziale immobilità di portafoglio, molto teorica (come quella immaginata nel grafico a fianco), altro è leggere la nuova norma alla luce dei movimenti. Ad esempio, il Codice civile (circolare 262/2005) consente di iscrivere nel portafoglio «finanziamenti e crediti» a costo storico solo strumenti non quotati. Ma soprattutto, dato che dal 1° luglio i portafogli titoli di banche e grandi imprese non sono rimasti immobili ma anzi si sono movimentati, registrando acquisti e cessioni che hanno a loro volta prodotto utili e perdite a conto economico, può diventare molto complesso ricalcolare il costo medio di tanti prodotti risalendo a oltre tre mesi fa.

Ripercussioni potrebbero esserci anche ai fini fiscali. Poiché per l'Erario sono significative le valutazioni legate al portafoglio circolante («profit and loss»), la loro riclassificazione in altra categoria potrebbe ridurre l'imponibile (in tempi peraltro già difficili).
Ma l'Italia ha anche altri fronti da definire: entro settembre avrebbe dovuto vedere la luce il regolamento sulla derivazione dell'imponibile dagli Ias, ma l'applicazione degli standard anche ai bilanci d'esercizio (scelta che ha visto l'Italia in vantaggio rispetto ad altri paesi europei) rappresenta una circostanza che, in questa situazione, può creare difficoltà.
Il ministero del Tesoro sembra intenzionato a prendersi più tempo per studiare la situazione, dato l'argine velocemente imposto dall'Europa al fair value, architrave del sistema Ias.


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